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venerdì, Ottobre 3, 2025

La partecipazione del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana italiana al convegno a Calvisano (Brescia) del 27 settembre 2025 contro la violenza sulle donne: la ferita nascosta della democrazia !

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< La partecipazione del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana italiana al convegno a Calvisano (Brescia) del 27 settembre 2025 contro la violenza sulle donne: la ferita nascosta della democrazia ! >

Anche il Movimento Femminile e per le Pari Opportunità della Democrazia Cristiana italiana ha aderito con convinzione al Convegno programmatico nazionale che avrà luogo a Calvisano (in provincia di Brescia) nella giornata di sabato 27 settembre 2025 (con inizio alle ore 14.00).

Il Movimento Femminile e per le Pari Opportunità della Democrazia Cristiana italiana sarà rappresentata dalla sua Presidente nazionale Dott.ssa GRAZIELLA DUCA ARCURI (di Cosenza) e che attualmente ricopre anche il ruolo di Segretaria politica nazionale Vicaria della Democrazia Cristiana (con Segretario politico nazionale il Dott. ANGELO SANDRI /Udine).

L’argomento del convegno è di notevole interesse vertendo sul tema della violenza alle donne, piaga che tuttora funesta anche la realtà sociale italiana.

E su questo argomento il Movimento Femminile della Democrazia Cristiana intende ovviamente dare il suo fattivo e concreto contributo.

Quando una donna viene umiliata, picchiata o uccisa, non è solo una vita a spegnersi.

È la stessa architettura democratica a incrinarsi.

La violenza contro le donne non è un dramma privato né una fatalità sociale: è un atto politico, un meccanismo di potere che stabilisce chi conta e chi non conta, chi può vivere in libertà e chi deve sopravvivere in silenzio.

Ogni società che tollera la violenza di genere accetta tacitamente una cittadinanza dimezzata.

Ed è per questo che il Convegno Nazionale di Calvisano (BS) del 27 settembre 2025, promosso dalla Confederazione delle Democrazie Cristiane con diversi interventi di prestigio assume un valore che va oltre i confini italiani: solleva una questione che riguarda l’intero mondo, dal Mediterraneo all’America Latina, dall’Europa all’Africa.

Politica e potere: la radice della violenza.

La violenza contro le donne non nasce dall’ombra di una follia individuale, ma dal cuore stesso dei sistemi sociali.

Quando la legge non protegge, la violenza prolifera.

Quando l’economia condanna alla dipendenza, la violenza diventa strumento di controllo.

Quando la cultura normalizza il linguaggio sessista, la violenza si trasforma in abitudine.

È in questo senso che la violenza è politica: perché è il prodotto di decisioni – o non decisioni – delle istituzioni, dei governi, delle comunità.

Cultura ed educazione: il terreno della trasformazione

Non basta inasprire pene o costruire nuove strutture.

La violenza si estirpa solo se si cambia la cultura che la nutre.

Due sono gli strumenti davvero decisivi:

Educazione: nelle scuole, nei media, nelle famiglie, per insegnare che il rispetto non è una virtù opzionale, ma un dovere civile.

Linguaggio: le parole creano realtà.

Quando le donne vengono definite “fragili”, “secondarie” o “proprietà altrui”, si legittima il dominio.

Una politica lungimirante deve farsi maestra di linguaggio e cultura, perché solo cambiando i simboli si cambia la sostanza.

L’economia della violenza.

C’è un costo che raramente si cita: la violenza impoverisce.

Secondo stime ONU, i costi economici della violenza di genere equivalgono a circa il 2% del PIL globale. Spese sanitarie, giudiziarie, perdita di produttività, danni intergenerazionali: ogni atto di violenza è anche un danno finanziario collettivo.

Ma l’altra faccia della medaglia è più luminosa: l’emancipazione femminile produce sviluppo.

Dove le donne lavorano, studiano e innovano, le economie crescono più velocemente, i sistemi sanitari migliorano, le società diventano più stabili.

Non investire sulle donne non è solo ingiusto: è economicamente miope.

Filosofia e morale: il senso della politica

Aristotele definiva la politica come “cura della polis”.

Ma una polis che non cura le sue donne è una città malata.La violenza di genere non è solo violazione dei diritti: è negazione dell’umanità stessa.

E qui la questione si fa filosofica: che cos’è la libertà se metà del genere umano vive sotto minaccia costante?

Che cos’è la democrazia se le donne non possono camminare sicure per strada o parlare libere nelle istituzioni?

Ogni donna ferita rappresenta un interrogativo morale che interpella l’intera umanità: quale civiltà siamo, se permettiamo questo?

Biancofiore Donne DC: trasformare la ferita in politica

In questo contesto nasce il progetto < Biancofiore Donne DC >, che non si limita a denunciare, ma costruisce percorsi concreti:

Educazione: programmi permanenti contro stereotipi e discriminazioni.

Istituzioni: leggi certe, protezioni immediate, centri di ascolto accessibili.

Economia: reinserimento lavorativo, microcredito, sostegno all’imprenditoria femminile.

L’idea guida è semplice e radicale: nessuna donna è davvero libera se non è indipendente, protetta e rispettata.

Una dimensione internazionale: un patto globale

La violenza sulle donne è un problema transnazionale. Non conosce confini, lingue o religioni. Colpisce tanto nelle metropoli occidentali quanto nei villaggi africani o nei campi profughi mediorientali.

Per questo è necessario un patto internazionale, sotto l’egida dell’ONU e delle grandi istituzioni regionali, che riconosca la violenza di genere come:minaccia alla pace, perché la guerra inizia dal corpo delle donne; ostacolo allo sviluppo, perché blocca metà del capitale umano; violazione dei diritti umani universali, al pari della tortura e della schiavitù.

Un appello a tutti

Non basta indignarsi né commemorare con minuti di silenzio. È tempo che i governi, le organizzazioni internazionali e i leader religiosi dichiarino la violenza contro le donne emergenza politica globale.

Ogni donna che sopravvive alla violenza e continua a lottare non è solo una vittima: è una testimone di resistenza e una costruttrice di futuro.

Il nostro compito politico è quello di trasformare la loro forza in leggi, a dare vita politiche e conseguentemente a culture che rendano la violenza non solo inaccettabile, ma davvero impossibile.

La violenza è anche politica !

La politica vera invece è quella che difende la vita.

 

A CURA DI ING. YENNY GONZALEZ (LIVORNO)

yenny.gonzalez@dconline.info * Cell. 327-9026634 *

Coordinatrice della Segreteria politica della Democrazia Cristiana Internazionale

Segretaria Nazionale del Dipartimento Statistiche e Monitoraggio territoriale  della Democrazia Cristiana Italiana

Segretaria politica regionale del Movimento Femminile e per le Pari Opportunità della Democrazia Cristiana della regione Toscana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

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