Ing. Yenny Gonzalez (Democrazia Cristiana Livorno): conflitti globali e responsabilità inevase in Italia per un Paese che deve ritrovare la sua voce !
L’Italia, culla del diritto e della diplomazia, oggi sembra muoversi sullo scacchiere internazionale come un attore secondario.
Alle Nazioni Unite, nei vertici NATO, nei summit internazionali, la nostra voce appare spesso fievole, confinata a dichiarazioni prudenti che raramente lasciano traccia.
Un Paese che potrebbe dettare agenda si accontenta di firmare in calce.
Eppure, il mondo intorno a noi brucia: il Mediterraneo si conferma epicentro di instabilità, l’Europa vive nuove faglie geopolitiche, i conflitti si moltiplicano e con essi le vittime civili.
In questo contesto, il silenzio o l’ambiguità non sono prudenza: sono colpevolezza per omissione.
Le promesse non mantenute
Gli errori italiani non sono solo tattici, ma strutturali.
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Abbiamo sottoscritto convenzioni internazionali sulla tutela dei minori e dei migranti, ma i centri di accoglienza raccontano un’altra realtà.
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Abbiamo promesso alla NATO di portare la spesa militare al 2% del PIL, ma le nostre forze armate vivono tra tagli e precarietà.
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Abbiamo parlato di centralità mediterranea, ma lasciamo che altri – Francia, Turchia, Russia – dettino le regole del gioco.
La verità è semplice: il divario tra ciò che diciamo e ciò che facciamo mina la credibilità nazionale.
L’Italia nell’economia globale
Sul fronte economico, il quadro non è meno amaro.
Germania e Francia definiscono strategie industriali comuni, gli Stati Uniti legano la loro politica estera a una solida base tecnologica e finanziaria, la Cina avanza con la sua egemonia commerciale.
E l’Italia? Sospesa tra un debito pubblico ingestibile e una crescita che non decolla, incapace di offrire una visione industriale coerente.
Abbiamo rinunciato alla “Belt and Road Initiative”, ma senza proporre un’alternativa per restare protagonisti nei commerci globali.
Un Paese senza strategia economica è un Paese senza politica estera.
L’autocritica che manca.
Il vero fallimento italiano non è la scarsità di idee, ma la loro discontinuità.
Presidenti, Primi Ministri, deputati e senatori si alternano con programmi che raramente sopravvivono al cambio di legislatura.
Le leggi vengono votate, ma restano inapplicate; i trattati firmati, ma inadempiuti.
È qui che si misura la credibilità: nella coerenza, non nelle dichiarazioni.
La Democrazia Cristiana e il programma Biancofiore Donna DC: una visione alternativa
In questo vuoto di visione, la Democrazia Cristiana e il suo programma Biancofiore Donna offre una bussola diversa:
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Diplomazia umana: mettere al centro i diritti delle persone, soprattutto donne, minori e rifugiati.
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Economia sociale europea: dimostrare che competitività e giustizia sociale non sono inconciliabili.
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Centralità mediterranea: trasformare il mare che ci circonda da barriera a piattaforma di cooperazione.
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Legalità internazionale: pretendere che le leggi firmate siano rispettate, in Italia come all’estero.
Questa non è utopia, ma la logica conseguenza di ciò che un Paese civile deve fare: smettere di vivere di promesse e iniziare a incidere.
Conclusione
Il tempo della diplomazia silenziosa è finito. L’Italia non può più limitarsi a “partecipare” alle discussioni globali: deve proporre, guidare, correggere. Non c’è prestigio senza coraggio.
Se davvero vogliamo essere protagonisti, dobbiamo trasformare l’Italia da spettatrice delle crisi a motore di soluzioni.
Il futuro non appartiene a chi attende, ma a chi agisce !
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A cura di Ing. Yenny Gonzalez – Livorno
yenny.gonzalez@dconline.info * cell. 327-9036634
Coordinatrice della Segreteria politica della D.C. Internazionale
Segretaria nazionale del Dipartimento Statistiche e Monitoraggio territoriale della Democrazia Cristiana italiana
Editorialista de “IL POPOLO” della DEMOCRAZIA CRISTIANA *
www.ilpopolo.news
www.democraziacristianaonline.it
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