< Cristina Panzavolta (Vice-Presidente nazionale Unione Cattolica Italiana): ma la vendetta può davvero chiamarsi giustizia ? >
In un mondo che sembra aver perso il senso del limite e dell’umanità, si assiste a un crescendo di violenza che si traveste da giustizia, ma che ha tutto il sapore acre della vendetta.
Guerre incessanti, atrocità indicibili, corpi senza nome che giacciono nella polvere: ecco lo spettacolo che ogni giorno il mondo ci offre.
Un teatro dell’orrore dove la crudeltà non conosce pudore, rispetto, né pietà.
Viene da chiedersi: questa sarebbe giustizia? O è solo barbarie autorizzata?
I metodi utilizzati ricordano quelli dell’Isis: la convinzione cieca che la violenza purifichi, che il sangue sia una moneta sacra per riscattare le anime e le nazioni.
Ma dove sarebbe questo “purificatore” di cui parlano? Dove si nasconde, mentre i popoli gridano disperatamente PACE?
Quella stessa pace che viene ignorata, accartocciata come i corpi delle vittime, lasciati a terra, frustati senza pietà. Come Cristo sulla croce.
Tutto ciò avviene su quella linea sottile, sempre più sbiadita, tra la storia antica e l’età moderna: il punto di frattura tra vendetta e giustizia.
Viviamo un’epoca dominata da una rivalsa che non costruisce, ma distrugge. Il potere si misura in armi, non in valori.
Il valore umano è diventato un peso trascurabile, meno di una moneta in tasca. In questo scenario, i sentimenti sembrano svaniti anche nel quotidiano, tra le mura delle famiglie: odio, separazioni, violenze di genere, femminicidi che dilaniano il tessuto sociale.
E io, so bene di cosa parlo.
So cosa significa vedere la propria vita attraversata da violenza e ingiustizia.
So che nessuno potrà mai restituirti il sorriso perduto.
È inaccettabile, agli occhi del mondo e della Chiesa, che si sia voluto separare lo Stato dalla morale, la legge dalla coscienza.
Oggi, la giustizia si è smarrita, perché si è persa la bussola dell’etica. Si applicano codici, ma si dimentica l’umano. Un colpevole – vero o presunto – ha diritto alla difesa, sì, ma non alla glorificazione.
La legge dovrebbe essere un faro, non un’arma. Eppure, anche nei tribunali, là dove campeggia l’iscrizione “La legge è uguale per tutti”, si consumano ingiustizie enormi.
Molti giudici sono chiamati ad applicare leggi che a volte tradiscono la realtà. E gli avvocati, pur difendendo, possono disintegrare psicologicamente una persona.
Perizie superficiali, indagini frettolose, anni persi dietro ipotesi: anche questa è violenza. Una violenza colta, legale, ma pur sempre disumana.
E noi? Pecore silenziose.
Accettiamo tutto: nella politica, nella sanità, nel lavoro sottopagato, nelle tasse insostenibili.
Chi lavora 16 ore al giorno per uno stipendio da fame è vittima di un sistema malato. Come lo è chi non riceve un alloggio, pur essendo solo, in strada, senza aiuto né famiglia.
Eppure queste persone esistono.
Vivono tra noi, ma vengono ignorate da chi dovrebbe proteggerle.
La Democrazia Cristiana e l’ U.C.I. rilanciano con forza questa riflessione: non può esserci giustizia vera senza umanità, né pace senza giustizia.
La vendetta è il fallimento dello Stato e della società. È la negazione della civiltà stessa.
È tempo di rialzare lo sguardo. Di credere in una giustizia giusta, in una legge morale, in una politica del bene comune.
È tempo di tornare a essere umani.
Cristina Panzavolta – (Roma / Forlì Cesena)
Vice presidente nazionale UCI (Unione Cattolica Italiana)
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