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mercoledì, Dicembre 3, 2025

Giornata Internazionale della Disabilità: senza troppi giri di parole tutti siamo diversamente abili !

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Giornata Internazionale della Disabilità: senza troppi giri di parole tutti siamo diversamente abili !

La Giornata Internazionale della Disabilità non è il solito appuntamento istituzionale dove ci si scambia slogan triti come fossero caramelle. È, o dovrebbe essere, una sveglia collettiva, per ricordare che l’inclusione non è un “tema sociale”: è un test di civiltà. E, pur troppo: non sempre lo stiamo passando.

 

La disabilità non è un’eccezione. È parte strutturale dell’umanità. Oggi  basta un secondo, un imprevisto, un cambio di scenario. Pensarla come “la condizione degli altri” è già di per sé una forma di discriminazione emotiva, io potrei dire anche sarcasticamente già pronunciare quella frase o pensarla è un segno di disabilita nei sentimenti 

 

Il problema reale? Non le persone, ma i sistemi.

 

La narrazione dominante sembra sempre cercare un colpevole comodo: “mancano i fondi”, “manca il personale”, “mancano le strutture”. In realtà manca una cosa sola: la volontà di progettare per tutti.

Le barriere più dure non sono quelle architettoniche: sono quelle mentali. Quelle che trasformano i diritti in favori, e i cittadini in casi “speciali”.

 

È tempo di lavorare con una logica da Gen Z: problem-solving brutale, innovazione, futuro, pragmatismo. Se un sistema non include, allora è un sistema vecchio. Punto.

 

Oggi celebriamo, sì. Ma soprattutto misuriamo.

 

Misurare è necessario. Per questo ogni Comune, ogni Regione, ogni Ministero dovrebbe avere elenchi  pubblici con indicatori chiari:

– accessibilità reale dei trasporti,

– tempi delle visite,

– numeri del lavoro inclusivo,

– formazione del personale,

– supporto alle famiglie,

– qualità della vita quotidiana.

 

Quando i numeri sono pubblici, non puoi più nascondere la polvere sotto il tappeto.

 

Disabilità = competenza. E chi non l’ha capito è rimasto indietro.

 

La società continua a parlare di disabilità come se fosse una mancanza. In realtà molto spesso è una competenza aggiuntiva: resilienza, capacità di analisi, creatività nel trovare soluzioni alternative, gestione dei limiti.

In azienda queste sono soft skills da top performer, ma fuori dall’ufficio diventano improvvisamente “fragilità”. È ridicolo. Serve un reset culturale.

 

La visione: integrazione radicale, non assistenzialismo.

 

Non servono più “progetti speciali”: servono politiche ordinarie pensate per tutti.

Non servono più “inclusioni a invito”: serve che gli spazi, fisici e sociali, nascano già inclusivi.

Non servono più “tavoli di ascolto”: serve che chi vive la disabilità sieda direttamente al tavolo delle decisioni.

 

Senza questa architettura mentale, l’assistenza resta carità travestita.

 

Il ruolo della politica, della società e delle istituzioni? Essere credibili.

 

La politica deve smetterla di trattare la disabilità come la foglia di fico della campagna elettorale.

La società deve smetterla di infantilizzare gli adulti e di compatire ciò che non capisce.

Le istituzioni devono smetterla di rispondere “non ci sono risorse”: quando un diritto non è garantito, non è un “costo”, è una violazione.

 

Non è radicale, è semplice buon senso.

 

Il contributo dei nostri progetti: visione, etica, futuro.

 

Con progetti come Biancofiore Donne, con le iniziative della DC internazionale e con i percorsi territoriali che stiamo portando avanti, la direzione è chiara:

– centralità della persona,

– governance trasparente,

– approccio interculturale e interreligioso che valorizza ogni identità,

– empowerment delle donne,

– formazione continua degli operatori,

– sostegno psicologico ed educativo,

– inclusione come asset economico e sociale, non come gentile concessione.

 

La disabilità non è un tema. È uno specchio.

 

Questa giornata ci ricorda una cosa scomoda: come trattiamo le persone con disabilità rivela chi siamo davvero.

Non è una battaglia per “loro”: è una battaglia per tutti noi. Per una società che non ha paura della fragilità, che non delega la dignità, che non scarica il peso sui più deboli.

 

Serve coraggio, visione, e una bella dose di onestà intellettuale.

Oggi, almeno per un giorno, proviamo a guardarci allo specchio siamo tutti diversamente abili….

 

 

A CURA DI DOTT.SSA YENNY GONZALEZ * LIVORNO

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