No al bullismo

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Anche la Democrazia Cristiana può e deve fare la sua parte, in sintonia con i principi a cui si ispira di partito popolare, democratico e pluralista.

di DORA CIRULLI

Negli ultimi anni si parla sempre di più del “cyberbullismo”, ovvero di una serie di atti violenti e azioni diffamanti e denigratorie attraverso i social media, un fenomeno che non si limita solamente agli adolescenti, ma inizia a coinvolgere anche adulti e, molto spesso, anche personalità affermate e famose.

Se da una parte l’uso smodato di Facebook, Twitter e Instagram da parte dei giovanissimi e la mancanza di un controllo  adeguato da parte di insegnanti e genitori ( spesso anche per la poca dimestichezza con le nuove tecnologie) sfocia in episodi drammatici, dall’altra stanno destando sempre maggiore preoccupazione le esternazioni via social dei cosiddetti “haters”, individui che dietro una tastiera o uno smartphone ( e spesso con profili falsi che garantiscono l’anonimato) si permettono di insultare e minacciare pesantemente chi non condivide il loro pensiero.

Pensiamo per esempio alle minacce di morte via Twitter rivolte al Presidente della Repubblica Sergio  Mattarella, attualmente al vaglio della Digos !

L’Osservatorio nazionale adolescenza con un’indagine svolta nel corso del 2017, su un campione di ottomila ragazzi, ha evidenziato come – nella fascia tra i 14 e i 18 anni – il 28 per cento sia stato vittima di bullismo tradizionale e l’8,5 per cento di cyberbullismo, con percentuali in crescita e l’età dei minori che tende ad abbassarsi.

Da insegnante posso confermare che tutto questo ha sulla vittima conseguenze veramente devastanti !

Se un tempo una presa in giro per qualche chilo di troppo o per qualche difetto la vittima rimaneva isolata in classe, ora un video girato a tradimento e pubblicato in rete difficilmente può essere rimosso, il tutto viene ingigantito all’ennesima potenza portando l’adolescente  in uno stato di totale isolamento e a perdere contatto con la realtà e  con i propri cari.

Anche gli adulti – che dovrebbero dare il buon esempio alle nuove generazioni- non sono da meno: pensiamo infatti ai numerosi gruppi Facebook che incitano all’odio e allo schermo più becero  o le dichiarazioni volgari e violente di alcuni personaggi pubblici.

Se da una parte vi sono accorati appelli dalle istituzioni e dai media a mantenere un comportamento rispettoso anche nella vita “virtuale”, dall’altra si  sta perdendo l’abitudine a dire semplicemente “non sono d’accordo” e a rispettare  chi in qualche modo è “diverso” da noi. Vince chi grida più forte, non vi è più spazio per l’ascolto e per la riflessione, nemmeno a scuola e in famiglia.

Chi scrive, “posta” e “condivide” lo fa molto spesso senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni.

 

Occorre dunque un intervento deciso da parte dello Stato: da una parte (come esempio di misura concreta) si deve obbligare i social ad accettare l’iscrizione solo previo invio di un documento di identità, per identificare ogni utente in qualsiasi momento e comunicare alle autorità giudiziarie qualsiasi problematica; dall’altra deve partire – soprattutto dalla scuola – un’intensa opera di sensibilizzazione verso giovani e famiglie, insegnando a utilizzare in maniera adeguata le immense potenzialità dei social ed educando al rispetto reciproco e al confronto pacato e sereno.

Anche la Democrazia Cristiana può e deve fare la sua parte, adeguando la propria azione politica (sia essa telematica o meno) a questi sani principi di correttezza, dialogo, educazione e buon senso, sia al proprio interno che verso l’esterno. Un partito popolare, democratico e pluralista così come la Democrazia Cristiana dichiara di essere deve impegnarsi per prima a dare un buon esempio !                di DORA CIRULLI – ROMA

Vice-Direttore Responsabile Vicario de IL POPOLO NEWS

 

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